È importante ridurre il livello di polline nell’aria.
I giardini, urbani e non, apportano benefici alla salute e all’umore dell’uomo, ma possono essere la causa di allergie. Tanto più sono alte le concentrazioni, tanto più le persone sane possono sensibilizzarsi.
In questi ultimi anni sempre più persone accusano disturbi all’apparato respiratorio (rinite, asma) e agli occhi (congiuntivite, prurito), soprattutto durante il primo semestre dell’anno.
La qualità dell’aria
La vegetazione apporta all’ambiente innegabili benefici che risultano ancora più apprezzabili nelle metropoli dove le strade asfaltate, le automobili e le stesse case fungono da accumulatori di calore che gli alberi con la loro ombra riescono a smorzare.
La qualità dell’aria può però in alcuni momenti risultare deteriorata in conseguenza dell’emissione di polline. La quantità emessa e le caratteristiche allergeniche variano molto secondo la specie. E’ importante quindi, nel processo di rinverdimento delle città, scegliere adeguatamente le piante da mettere a dimora per ridurre al minimo questo effetto collaterale.
Le allergie ai pollini
E’ chiaro che se una specie allergenica è molto diffusa nel territorio, al momento della fioritura, la quantità di polline immessa nell’aria sarà elevata e potrà causare allergie. Ciò è facilmente verificabile osservando la diffusione di alcune pollinosi.
In Finlandia, dove è molto presente la betulla, è proprio questa pianta a essere la principale causa di allergie.
Se si analizzano i dati epidemiologici in Toscana, si nota che le pollinosi più frequenti sono quelle causate dal cipresso e dall’olivo, appunto due tra le specie arboree maggiormente diffuse. Mentre in Africa spicca l’allergia al polline di palma soprattutto nelle zone in cui è coltivata estensivamente per la produzione di datteri.
Come si diffonde il polline?
Il polline si diffonde nell’aria prevalentemente secondo due meccanismi:
- mediante il vento (impollinazione anemofila)
- mediante gli insetti (impollinazione entomofila)
A causare problemi di allergie è soprattutto il polline anemofilo che si diffonde tramite il vento. Leggero e di piccole dimensioni, è prodotto in notevoli quantità che vengono trasportate a grandi distanze. La forma del fiore agevola l’azione del vento.
I pollini entomofili invece, sono più grossolani, pesanti e appiccicosi. Prodotti in quantità minori, sono trasportati dagli insetti e la loro diffusione è più localizzata in quanto precipitano subito al suolo. Raramente contengono sostanze allergeniche. I fiori sono vistosi, grandi e colorati per attrarre gli insetti.
Purtroppo in Italia le specie arboree maggiormente utilizzate finora in ambito urbano sono caratterizzate da impollinazione anemofila e nei boschi si arriva addirittura a percentuali del 90%.
PRINCIPALI SPECIE ARBOREE ANEMOFILE
Cipresso, Leccio e altre querce, Carpino, Ontano, Betulla, Nocciolo, Frassino, Pino, Platano, Olivo, Bagolaro e Olmo.
Quali sono le piante che provocano maggiori problemi di allergie?
Alcune persone sono sensibili ad un solo tipo di polline, altre lo sono a quello di due o più specie.
Dai test allergologici emerge che in Italia a causare allergie sono nell’ordine, le seguenti piante:
- graminacee
- cipresso
- olivo
- parietaria
A queste si aggiungono:
- ambrosia
- nocciolo
- carpino
- ontano
E’ possibile ridurre la quantità di polline nell’aria?
Diminuire le emissioni dei pollini non solo è possibile ma è anche doveroso.
Sia l’intensità dei sintomi negli allergici, sia la possibilità di indurre sensibilizzazione in persone sane è strettamente correlata alla concentrazione di un determinato polline nell’atmosfera. Tant’è che un soggetto allergico accusa disturbi solo quando viene raggiunta una certa soglia di polline nell’aria.
Il taglio periodico dell’erba, la potatura di alberi e cespugli notoriamente allergenici e il diserbo di parietaria e ambrosia può abbattere notevolmente la quantità di polline nelle aree verdi esistenti.
Ma è soprattutto la scelta adeguata delle nuove piante da mettere a dimora che può rivoluzionare la situazione attuale.
Infatti, alcune specie che illustreremo nei prossimi articoli, dette dioiche, emettono zero polline.
Molti ambienti urbani sono infestati da questa pianta erbacea, nota anche come “vetriola” in quanto le sue foglie venivano utilizzate per pulire le bottiglie di vetro.
La parietaria vegeta rigogliosa nelle fessure dei muri essendo una pianta avida di calcare e silicio. Abbonda nei siti archeologici mentre teme il freddo e stenta sopra i 1000 metri di altitudine dove è poco presente.
Il cambiamento del clima con temperature invernali più miti ha ampliato l’areale di questa pianta che era tipicamente mediterraneo e ha prolungato l’epoca di fioritura. In sintesi la parietaria fiorisce in una città come Firenze, praticamente durante tutto l’anno ad eccezione di un paio di mesi invernali.
Effetti sulla popolazione
In Italia il 20% degli allergici è sensibile alla parietaria. Essendo una Urticacea causa orticaria e rinite acuta. Ma soprattutto é una pianta che provoca asma.
Il polline, infatti è molto piccolo. E’ espulso dai fiori con un meccanismo a catapulta e viene inalato in profondità nei polmoni.
Metodi di controllo della vegetazione
E’ molto utile e opportuno bonificare l’ambiente circostante la propria abitazione.
Ma è meglio evitare il decespugliatore. Durante tale operazione infatti, l’operatore inala pollini, frammenti di pianta e polveri varie. Più volte abbiamo rilevato seri disturbi (riniti, congiuntiviti) a seguito di interventi su aree molto infestate da parietaria. Questo trattamento poi, oltre a danneggiare i muri e l’asfalto, è poco efficace. Dopo pochi giorni la pianta ricaccia più di prima perché la radice non è stata assolutamente toccata.
Il diserbo chimico risolve il problema in modo definitivo. In genere si usa un disseccante a basso impatto che viene assorbito dalle foglie e trasportato fino alle radici che seccano. Utile anche il pirodiserbo con fiamma controllata.
Se poi le piante intorno alla nostra casa sono poche, possiamo estirparle manualmente utilizzando un paio di guanti e una lama affilata. E’ bene però fare questa operazione prima che inizi la fioritura per evitare di inalare pollini.
Molti ambienti urbani sono infestati da questa pianta erbacea, nota anche come “vetriola” in quanto le sue foglie venivano utilizzate per pulire le bottiglie di vetro.
La parietaria vegeta rigogliosa nelle fessure dei muri essendo una pianta avida di calcare e silicio. Abbonda nei siti archeologici mentre teme il freddo e stenta sopra i 1000 metri di altitudine dove è poco presente.
Il cambiamento del clima con temperature invernali più miti ha ampliato l’areale di questa pianta che era tipicamente mediterraneo e ha prolungato l’epoca di fioritura. In sintesi la parietaria fiorisce in una città come Firenze, praticamente durante tutto l’anno ad eccezione di un paio di mesi invernali.
Effetti sulla popolazione
In Italia il 20% degli allergici è sensibile alla parietaria. Essendo una Urticacea causa orticaria e rinite acuta. Ma soprattutto é una pianta che provoca asma.
Il polline, infatti è molto piccolo. E’ espulso dai fiori con un meccanismo a catapulta e viene inalato in profondità nei polmoni.
Metodi di controllo della vegetazione
E’ molto utile e opportuno bonificare l’ambiente circostante la propria abitazione.
Ma è meglio evitare il decespugliatore. Durante tale operazione infatti, l’operatore inala pollini, frammenti di pianta e polveri varie. Più volte abbiamo rilevato seri disturbi (riniti, congiuntiviti) a seguito di interventi su aree molto infestate da parietaria. Questo trattamento poi, oltre a danneggiare i muri e l’asfalto, è poco efficace. Dopo pochi giorni la pianta ricaccia più di prima perché la radice non è stata assolutamente toccata.
Il diserbo chimico risolve il problema in modo definitivo. In genere si usa un disseccante a basso impatto che viene assorbito dalle foglie e trasportato fino alle radici che seccano. Utile anche il pirodiserbo con fiamma controllata.
Se poi le piante intorno alla nostra casa sono poche, possiamo estirparle manualmente utilizzando un paio di guanti e una lama affilata. E’ bene però fare questa operazione prima che inizi la fioritura per evitare di inalare pollini.
Il nocciolo è un piccolo arbusto deciduo, originario delle regioni temperate dell’emisfero del nord.
Il nocciolo appartiene alla famiglia delle Corylacee ed è una tra le prime piante a fiorire all’inizio dell’anno. La coltivazione è concentrata soprattutto in Piemonte, Lazio, Campania, Sicilia ed è condotta spesso in modo intensivo anche intorno alle abitazioni.
Il suo polline purtroppo, causa le allergie cosiddette precoci proprio perché si manifestano già durante l’inverno tanto che i sintomi sono spesso confusi con quelli del raffreddore. L’emissione pollinica è notevole: una sola infiorescenza può produrre fino a 5 milioni di granuli che il vento provvede a trasportare per favorire l’impollinazione che in questa specie è incrociata.
Dovremo dire addio allora alla bontà della cioccolata con le nocciole o rinunciare al gusto squisito di un buon gelato? No di certo!
Possiamo però, nei giardini pubblici e privati, evitare di mettere a dimora le varietà ornamentali di nocciolo e di carpino. Ciò, per mantenere bassi i livelli di polline delle Corylacee nei centri abitati.
Il cipresso presenta una chioma affusolata, ramificata, con numerose foglie e comprende alberi alti fino a 50 metri.
Di solito, il cipresso fiorisce tra la fine di febbraio e la fine di marzo. Quest’anno, con molta probabilità, ciò avverrà in anticipo essendo stato l’inverno molto mite. Chi soffre di allergia al polline di questo albero dunque, se le temperature si mantengono alte, potrà accusare fastidiose congiuntiviti e riniti già a inizio febbraio.
Il cipresso è un bel sempreverde molto utilizzato negli spazi ristretti anche per la scarsa manutenzione di cui necessita, non richiedendo potature. Tuttavia, soprattutto le varietà a forma larga più di quelle a cono stretto, emettono notevoli quantità di polline allergenico. Per ovviare a questo inconveniente, il Centro Nazionale di Ricerca (CNR) di Firenze sta selezionando alcuni cloni a bassa o nulla emissione di polline. Anni fa infatti, per contrastare la diffusione del cancro del cipresso, furono raccolti e allevati numerosi cloni resistenti osservando i quali si è potuto notare come è molto variabile l’emissione di polline.
Ambrosia artemisiifolia è una specie nordamericana appartenente alla famiglia delle Asteraceae, diffusa in Italia e con potenzialità allergeniche.
Tra le Composite troviamo diverse specie allergeniche. Benché siano piante a impollinazione entomofila, il girasole, la camomilla e la pratolina, possono provocare sensibilizzazione nelle zone dove sono presenti in modo intensivo. Molto più pericolose sono invece l’artemisia e soprattutto l’ambrosia, erbacee infestanti che diffondono il loro polline tramite il vento. L’artemisia abbonda lungo i corsi d’acqua, ha foglie aromatiche e fiorisce a fine estate.
L’ambrosia, simile all’artemisia ha foglie prive di odore. La fioritura inizia ad agosto, è infatti al ritorno dalle vacanze estive che gli allergici accusano i sintomi, e dura fino ai primi freddi. Esiste un Osservatorio a cui segnalare i focolai in cui l’erba si riproduce indisturbata e in molte zone vi è l’obbligo di lotta in quanto ritenuta emergenza sanitaria.
La lotta si attua mediante sarchiatura del terreno o diserbo chimico ed è necessario intervenire prima che inizi la fioritura per evitare l’emissione di polline e la conseguente produzione di semi. Si stima che una pianta adulta possa liberare fino a 1.7 miliardi di granuli di polline l’anno e produrre fino a 3000 semi che conservano la loro germinabilità nel terreno per 40 anni.